WEB, È IL MOMENTO DELLE REGOLE

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    A un passo dal cambiamento

    di DANIELE VULPI

    ROMA - La sensazione è che ci si trovi in un momento cruciale, forse decisivo. Temi come la privacy, la sicurezza, la garanzia dei diritti di ognuno di noi in Rete si sono intrecciati in maniera inestricabile. Il Datagate ha avuto il potere di togliere il velo su (quasi) tutto. Tuttavia anche se la strada è ormai tracciata non è detto che il cammino verso regole condivise da tutti, magari verso una "costituzione di internet", sia a portata di orizzonte. La consapevolezza degli utenti cresce sempre di più, è un dato confortante, ma certe strade prendono vie tortuose proprio quando l'obiettivo si trova a un passo.

    Negli Stati Uniti, per esempio, alla faccia dei principi di neutralità del web i grandi provider delle telecomunicazioni puntano sempre di più a un'internet a due velocità dove tra le aziende chi paga vola, ha qualità dei servizi garantita, massima visibilità e sicurezza mentre le piccole devono devono dividersi quello che resta. Le lobby hanno fatto molto bene il loro lavoro e - questione di mesi - sapremo sei il progetto di legge che stabilisce proprio questo e attualmente in valutazione alla Federal Communication Commission (FCC) vedrà la luce.

    Quanto alla sicurezza dei nostri dati, il terremoto del Datagate ha solo rallentato, non certo arrestato la spinta dei governi a controllare sempre tutto e tutti. La differenza è che adesso, dandosi nuove regole, cercano una legittimazione più forte. E' dei giorni scorsi la notizia del primo sì in commissione al Senato Usa del Cybersecurity Information Sharing Act, ovvero una nuova legge per la sorveglianza in rete che certo non si propone di garantire gli utenti da occhi indiscreti. Si preoccupa piuttosto di garantire ancora di più le aziende che raccolgono informazioni dati personali in rete e li passano al governo senza un mandato e spesso al di fuori di ogni garanzia di legge.

    Se si attraversa un oceano le cose sono un po' diverse, almeno a livello di rappresentanza sovranazionale. Nel Vecchio continente registriamo prese di posizione di segno nettamente opposto come quella del Consiglio d'Europa contro la sorveglianza indiscriminata dei cittadini e come la sentenza della Corte di giustizia europea che ha sancito il diritto dei cittadini all'oblio, ad essere dimenticati dalla rete. Più complicata è invece la partita sulla neutralità della rete: il parlamento europeo qualche mese fa ha messo a punto proprio una proposta di riforma del mercato delle telecomunicazioni in cui si afferma con forza proprio questo diritto. Ma il campo è minato, si devono mettere d'accordo troppi attori, ci sono tanti interessi (gli operatori tlc ovviamente storcono il muso) e di conseguenza non si possono escludere sorprese prima della sua approvazione definitiva. C'è, comunque, in seno alle istituzioni europee un sentire sconosciuto fino a qualche anno fa: la determinazione a dare una cornice legislativa ai diritti delle persone in una società definitivamente connessa.

    Qualcosa sta muovendosi anche nel nostro paese. Segno che finalmente si vogliono dare risposte precise a una società che ha cambiato il suo modo di comunicare e pretende garanzie sui diritti. Una svolta non da poco, se ricordiamo nell'ottobre del 2013 a Bali in Indonesia all'Internet Governance Forum dell'ONU (4 giorni di confronto ad altissimi livelli proprio sui temi di cui si occupa questa inchiesta) l'Italia non partecipò.

    Fonte: X
     
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