ROBERTINO

racconto porno-gay di Italy456987 (editato da luceallievi)

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  1. luceallievi
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    "dai … piegati ancora un po'"
    "ma no … che fai … mi vergogno …"
    "forza, quante storie … ieri in classe però non ti vergognavi a toccarmelo eh?!"
    "ma che dici! mi hai costretto! l'ho fatto solo perché avevo paura che ci scoprissero …"
    "a me sembrava che ti piacesse …"
    "ti prego basta, andiamo via … e se viene qualcuno?"
    "uffa! rilassati … chi vuoi che venga quassù? fammelo vedere ancora … hai il culo più bello di quello di mia sorella … gliel'ho visto dal buco della serratura … è bellissimo … ma il tuo è ancora meglio …"
    "davvero?"

    Ero rimasto pietrificato quasi senza respirare dalla paura di farmi scoprire e di interrompere quella scena.
    Ero salito in soffitta per cercare delle dichiarazioni dei redditi degli anni passati e avevo sentito dei bisbigli provenienti da una soffitta poco più avanti, che come tutte le altre aveva come porta un cancelletto di metallo.
    Avvicinatomi in silenzio, mi sono trovato davanti al culo di Robertino, il figlio dell'avvocato del terzo piano.
    Era piegato in avanti con i pantaloni calati e la pancia appoggiata su un vecchio baule, mentre un suo amico era in ginocchio dietro di lui che accarezzava quel culetto e si toccava il pisello.
    Robertino era un ragazzo molto bello, sembrava quasi una ragazza, aveva la pelle bianchissima, i capelli biondi un po' lunghi, occhi verdi e labbra carnose.
    E aveva gambe lunghe con una camminata da femmina.
    Mi ero sempre domandato se si rendesse conto di essere così femminile o se fosse una cosa inconsapevole.
    Non avrei mai immaginato però che avesse un culo meraviglioso come quello che stavo ammirando: era bianchissimo, tondo, sporgente e senza l'ombra di un pelo.
    Il suo amico era praticamente in adorazione mentre lo accarezzava dolcemente e si toccava l'uccello duro … anche a me era venuto duro a guardare quella scena.

    "ahia!!! ma che fai?"
    "voglio metterci in dito dentro …"
    "no! smettila! non voglio …”
    "invece io voglio … e lasciami fare, sennò racconto a tutti che me l'hai preso in mano"
    "no! ti prego …"
    "allora stai tranquillo e lasciami fare ..."
    "mi fai male …"
    "aspetta, ci metto un po' di saliva …"
    Si succhiò il dito e iniziò a spingere per entrare nel culetto di Robertino.
    "ohhh"
    "ti fa male?"
    "n-no … è strano … smetti dai ..."
    "se smetto me lo fai un pompino?"
    Intanto il dito non lo aveva tolto e lo muoveva leggermente.
    Non so se fosse una mia impressione ma mi sembrava che Robertino muovesse un po' il culetto contro il dito … ma forse ero in uno stato di tale eccitazione che me lo immaginavo io.
    "dai mi vergogno … ti prego …"
    No no, non era una mia impressione.
    Si muoveva avanti e indietro, in un modo che faceva eccitare solo a guardarlo.
    Il movimento di quel culo verso il dito non passò inosservato neanche all’amico perchė smise di parlare e si concentrò sulla penetrazione, ruotando e penetrando più a fondo.

    Io intanto fui costretto a liberare il cazzo dai pantaloni perché stavo morendo dall'eccitazione, la cappella mi scoppiava e me la immaginavo tra quelle natiche di seta … e quel pensiero, se possibile, me lo faceva venire ancora più duro.
    L'amico continuava a incularlo col dito mentre con l'altra mano un po’ accarezzava il culo di Robertino e un po’ si segava.
    All’improvviso si alzò e si appoggiò con l'uccello nel solco del sedere, iniziando a strusciarsi avanti e indietro, senza che Robertino dicesse una sola parola …
    Poi, non so se volutamente o solo per un istinto naturale, la punta del cazzo si fermò e cominciò a premere sul buchetto.
    "ahia! … mi fai male … Carlo smettila …"
    "scusa … non volevo spingere tanto …"
    Ma intanto non era tornato indietro neanche di un millimetro.
    Da quello che mi sembrava di vedere, la punta della cappella era ancora infilata in quel tenero bocciolo.
    "Carlo, dai … toglilo, ti prego … mi fa male ..."
    "si però mi fai una sega …"
    "si … te la faccio … toglilo …"
    Carlo si tolse, fece scostare l'amico dal baule e ci si sedette sopra lui.
    Intanto Robertino, senza che nessuno glie l’avesse chiesto, s’era già messo in ginocchio ai piedi di Carlo.
    Mentre si alzava dal baule avevo visto che il suo cazzo era durissimo.
    Si lamentava tanto ma tutte quelle cose gli piacevano …
    "dai, fammi una sega … l'hai promesso ..."
    “va bene … ma te poi non lo dici a nessuno, eh?!"
    "certo stai tranquillo … dai, senti com'è caldo ..."
    Vidi la mano affusolata e bianca che si avvicinava a quel cazzo scuro con la cappella viola semi coperta dalla pelle.
    "davvero ... è caldissimo … va bene così?"
    Robertino fece una cosa che mi sorprese e mi fece sorgere qualche dubbio.
    Dopo averlo impugnato tirò giù la pelle lentamente, lasciando scoperta completamente la cappella, e la accarezzò lungo il filetto con il dito che si insalivava ogni tanto.
    Quello non la raccontava giusta, chissà quanti cazzi aveva già preso in mano …
    Intanto Carlo stava impazzendo al contatto di quella manina
    "si … continua così … muovi la mano più veloce …"
    "che bel cazzo che hai …"
    "leccamelo … ti prego …"
    "nooo … io non li faccio i pompini!"
    "ti prego … non lo dirò a nessuno"
    Mentre Robertino si avvicinava col viso all'uccello, indeciso sul da farsi, mostrandomi nel frattempo il suo culetto ancora più aperto nel chinarsi in avanti, Carlo esplose in un orgasmo improvviso, che colpì al volto il bel biondino.
    Minchia che sborrata!
    "nooo … che schifo!!!”
    Carlo continuava a segarsi, mungendosi fuori le ultime gocce di sborra.
    Senza dire niente avvicinò due dita alle labbra di Robertino, obbligandolo ad aprire la bocca.
    Robertino succhiò.
    “ti piace?”
    “no …”
    Carlo prese col dito ancora un po’ di sborra che colava dal viso dell'amichetto e glie la mise in bocca.
    Robertino succhiò di nuovo.
    “si che ti piace …”
    “sei un porco!”
    "si, lo sono … e anche tu … domani ci incontriamo qui alla stessa ora e lo rifacciamo … ok?"
    "non lo so … non so se ho voglia di rifarlo ..."
    "si che hai voglia … hai un culo stupendo … domani te lo scopo … ti ho fatto molto male prima?"
    "n-no … si … un pochino …"
    "domani sarò molto delicato … te lo prometto"
    "ok … però stiamo attenti … fai piano adesso ad andare via … scendi prima tu … non facciamoci vedere che scendiamo insieme …"
    "ok … a domani"
    Carlo si rivestì velocemente e mentre andava si chinò per depositare un tenero bacio sulla guancia di Robertino.


    2

    Io mi spostai verso il fondo delle soffitte per far passare Carlo che se ne andava, senza farmi scoprire, ma poi tornai subito al mio nascondiglio.
    Robertino era ancora lì in ginocchio con i pantaloni calati che si accarezzava il culetto, forse ripensando a quello che gli era successo.
    In effetti per lui doveva essere stata una giornata piena di … sorprese … ma non aveva idea di quante ne dovessero ancora arrivare …
    "e bravo Robertino!!!"
    Mi avvicinai senza dire nient'altro, gustandomi tutte le gradazioni di rosso che passarono sul suo viso, mentre era rimasto così di stucco da non riuscire neanche a togliere la mano con la quale si stava accarezzando il culo.
    "io ... noi ... cioè ... signor M. … non volevo ..."
    Non riusciva ad articolare due parole di fila ... intanto mi avvicinavo in silenzio lasciandolo nell’imbarazzo più totale.
    “alzati!”
    Lui obbedì di scatto, come se la sua obbedienza potesse in qualche modo rabbonirmi, poi rimanendo girato quasi di spalle girò solo il viso verso di me.
    Io lo guardavo.
    Aveva due gambe lunghe e affusolate, stupende, se non avessi visto il suo cazzo (ancora duro) avrei giurato fosse una femmina … e che femmina!
    “la prego … la prego signor M. … non dica niente a mio padre … la prego … la supplico …”
    E, mentre lo diceva, con gli occhi che si riempivano di lacrime, si gettò su di me, abbracciandomi, continuando a ripetere sempre più piano e sempre più vicino al mio orecchio “la prego … la prego … la prego …”
    Io non parlai ma istintivamente risposi all’abbraccio, mentre una mano mi scivolò sul suo dolcissimo culetto, che a toccarlo era ancora più liscio di quello che immaginavo.
    Appena lui mi sentì iniziò a rilassarsi e a spingere leggermente il sedere verso la mia mano.
    Forse aveva intuito che poteva avere qualche speranza di non essere sputtanato.
    Intanto la mia mano non mollava la natica ma anzi incominciava a stringerla e massaggiarla.
    “la prego … farò tutto quello che vuole … glie lo giuro … faccio il bravo … ma lei non dica niente … la scongiuro …”
    Io avevo le mutande praticamente bagnate da quanto ero eccitato ma non potevo cedere, dovevo tenere duro.
    “che vuol dire faccio il bravo?”
    “no … io volevo dire … cioè ...”
    “cioè cosa?”
    “no … volevo dire … se vuole …”
    La sua voce s’era ridotta a un sussurro.
    ”se vuole … può toccarmi …”
    “ma io ti sto già toccando … e da come agiti il sedere mi sa che ti piace … vero?”
    “no … cioè … si … ma io …”
    “facciamo un patto” dissi senza ovviamente smettere di accarezzare quella meraviglia.
    “un patto?”
    “si, io non dirò niente a nessuno …”
    “… si … si, grazie!”
    “fammi finire! … tu farai tutto quello che ti chiederò … e, oltre a obbedire, risponderai a tutte le mie domande … e se mi accorgo che mi dici delle balle finisce il patto!”
    “si … tutto quello che vuole …”
    Dimenava il culetto come un cagnolino tutto contento.
    “vestiti … e vieni giù a casa mia … è al quarto piano …”
    “si, lo so …”
    “ti lascio la porta accostata …”
    “va bene”
    Appena tornato in casa mi sono tolto i pantaloni e le mutande perchè stavo morendo.
    Andai nello studio a prendere un porta sigari di alluminio e un po’ di nivea: il necessario per quello che avevo in mente.
    Mi sedetti sul divano proprio nell’attimo in cui sentii la porta chiudersi e una vocina che diceva “permesso?”

    “vieni … vieni avanti …”
    Appena si affacciò dalla porta del salotto vidi i che i suoi occhi si posarono immediatamente sul mio cazzo durissimo.
    La sua espressione fu bellissima, vi lessi mille emozioni.
    Paura, stupore, vergogna … ma sono sicuro anche curiosità … e desiderio.
    “avvicinati”
    Con passo incerto si avvicinò, senza mai smettere di guardare il mio cazzo.
    Si fermò a un metro da me, con lo sguardo ancora fermo lì.
    Il silenzio era assoluto.
    “spogliati … completamente.”
    Senza neanche rispondere si tolse la maglietta, scoprendo il torace liscio e il ventre un po’ incavato, forse perché tratteneva il respiro, e fui sorpreso di non vedergli neanche un accenno di seno … quasi mi ero scordato che era un maschio.
    Poi, non so se per la vergogna di mostrarmi il cazzo o per una malizia innata, si voltò per togliersi i pantaloni della tuta che indossava, mostrandomi nuovamente quel culetto da svenimento.
    Prima che potessi pronunciare l’ordine che avevo già sulla punta della lingua, Robertino venne ad accucciarsi tra le mie gambe, appoggiandomi la testa leggermente di fianco su una coscia, e guardandomi negli occhi.


    3

    Il cazzo mi vibrava da come era duro e potevo sentire il suo alito caldo che me lo carezzava.
    “toccalo … senti come è caldo”
    Con una lentezza esasperante, mentre staccava la testa dalla mia coscia per guardarlo meglio, avvicinò una manina affusolata e lo cinse con una delicatezza incredibile, cominciando spontaneamente a scappellarlo come gli avevo visto fare con l’amichetto
    “ti piace?”
    “è … e caldo ... e liscio ...”
    “si ma ti piace toccarlo? … ricordati il patto … devi dire tutta la verità … a qualsiasi domanda”
    Rimase un attimo in silenzio deglutendo la saliva, sicuramente per l’imbarazzo.
    “si …è bellissimo”
    “bravo … così mi piaci”
    Nel frattempo stava continuando il movimento con la mano e notavo che oltre a prenderci gusto la paura stava diminuendo e si stava rilassando.
    “l’avevi mai visto un cazzo così grosso?”
    “no … così grosso mai” disse sgranando gli occhi e distogliendo per un momento lo sguardo dal suo gioco per guardarmi negli occhi.
    “però un cazzo l’avevi già preso in mano, vero?”
    “... si ... mi ha visto prima ...”
    “e prima ancora?”
    Colpito e affondato!
    Vidi che era in difficoltà, la mano non mollò la presa sul mio cazzo ma si bloccò.
    “prima quando?”
    “ricordati il patto ... non ti conviene raccontarmi delle balle …”
    “no … io …”
    “devo andare a raccontare in giro quello che facevi oggi?”
    “nooo … la prego ... le dirò tutto quello che vuole sapere ... la prego … non volevo fregarla ... è ... è che mi vergogno ...”
    “ok … però adesso ti devo punire … perché non mi piace quando mi raccontano delle balle …”
    “pu-punire?”
    “si …sdraiati qui!”
    Rimase a pensarci un momento, prima di fare si con la testa.
    Lo feci mettere sdraiato sul divano a pancia in giù, vicino a me, con la faccia appoggiata alla mia coscia, in modo che il suo culetto fosse esattamente alla distanza giusta, per poterlo toccare con la mano destra, mentre il suo viso era all’altezza del mio cazzo, anche se in quel momento lo aveva voltato dall’altra parte, guardando verso il mio ginocchio.
    “gira la testa!”

    Adesso era perfetto, la sua bocca era a meno di 10 cm dal mio cazzo e mentre osservavo la bellezza di quelle labbra carnose feci partire uno sculaccione non molto forte ma improvviso.
    “ahiaaaa!!!” gridò scattando quasi come una molla.
    “rimettiti in posizione!”
    Non volevo fargli male, avevo solo intenzione di sculacciarlo un po’, senza esagerare, anche perchè avevo il sospetto che non gli dispiacesse poi così tanto.
    Infatti, nel momento in cui era scattato, avevo visto che aveva il cazzo duro.
    Quando si fu rimesso docilmente in posizione, con la bocca ancora più vicina al mio cazzo, lo sentii bisbigliare “la prego ... non mi faccia male ...”
    “non ti faccio male … però una sculacciata te la meriti ...”
    E feci partire un altro sculaccione come il primo.
    “ahiaaa!”
    Ma non si mosse di lì.
    Al decimo sculaccione era tutta un’altra cosa.
    “ahia … mi brucia ... la prego ...”
    Il suo era appena un sussurro, pronunciato a un centimetro dal mio cazzo.
    “ancora cinque e ho finito …”
    “... si ma piano la prego ...”
    Dopo il quindicesimo e ultimo sculaccione, mentre lui continuava a dimenarsi dal bruciore, che non doveva essere terribile perchè ero stato abbastanza leggero, presi la nivea e ne spalmai un po’ sulle sue natiche arrossate, cominciando a massaggiare ...
    La sua reazione fu immediata.
    Sporgeva il culetto e sospirava.
    “vedi che le sculacciate hanno anche i loro lati positivi?”
    “mi brucia ... però adesso è bello ...”
    “lo so … ho visto che anche quando ti toccava il tuo amichetto ti piaceva …”
    “ah ... non so … forse si ... si vedeva?”
    “si … anche quando ti ha messo il dito nel culetto ti piaceva, vero?”
    “era strano … però mi piaceva … però mi vergognavo …”
    Intanto mentre massaggiavo, e impazzivo perchè il suo fiato caldo mi arrivava al cazzo a ogni sua risposta, cominciai ad avvicinarmi con le dita al suo buchetto, ungendolo con la crema.
    Senza dargli il tempo di capire quello che stavo facendo, presi il portasigari d’alluminio e lentamente ma inesorabilmente glielo infilai dentro.
    “oooh ...”
    Non mi chiese cosa facevo, che cos’era ... non disse niente … solo “oooh ...”.
    E, come l’avevo visto nella soffitta con il suo amichetto, cominciò a muovere istintivamente il sederino con piccoli movimenti circolari.
    Io allora cominciai a muovere l’oggetto dentro e fuori, molto dolcemente, mentre lui sospirava, con gli occhi socchiusi, con le sue labbra che ogni tanto mi sfioravano il cazzo …
     
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  2. rimantiinpace
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    Sono in ufficio, fortuna che ho il pantalone largo :)
     
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  3. luceallievi
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    4

    Rimasi in silenzio a guardare il suo culetto che si muoveva, mentre con il portasigari continuavo a penetrarlo, su e giù, lentamente, con i suoi sospiri che di tanto in tanto diventavano quasi dei gemiti.
    "adesso sei pronto a dirmi la verità?"
    "si ... però mi vergogno ..."
    "tranquillo ... ti puoi fidare di me ... dimmi tutto … io intanto continuo con … con il massaggio ... e tu se vuoi puoi giocare col mio cazzo … mentre mi racconti …"
    Lui mosse il braccio che aveva steso lungo il corpo e mi prese in mano il cazzo e mentre muoveva dolcemente la mano si avvicinò col viso ancora di più, forse per nascondersi dal mio sguardo.
    Ma così aveva ormai le labbra appoggiate sopra ... per me una sensazione indescrivibile, specie quando muoveva quelle labbra per parlare …
    "la settimana scorsa eravamo in palestra … avevamo finito di fare ginnastica e io ero rimasto per ultimo a cambiarmi … non c’era più nessuno … e mentre mi mettevo le mutande mi sono girato e ho visto il bidello … Ugo … era lì sulla porta dello spogliatoio … e mi guardava con una faccia strana … mi ha fatto paura ... io sono rimasto fermo … avevo davvero paura … e lui è venuto vicino … e mi ha messo una mano sul culo … e ha stretto forte … io non sapevo cosa fare … avevo paura che arrivasse qualcuno … e lui continuava a stringermi il culo … ma un po' meno forte … poi ha cominciato ad accarezzarmelo …"
    "ti piaceva come ti accarezzava?"
    Fui contento che Robertino smettesse un momento di parlare per pensare a quello che gli avevo chiesto … se avesse continuato a parlare, con quella bocca che mi alitava sul cazzo, e con quelle labbra che me lo sfioravano, sarei venuto in pochi secondi …
    "no … cioè … forse si ... ma avevo troppa paura ... lui s’era tirato fuori il cazzo e voleva che glie lo toccassi ..."
    "aveva un bel cazzo?"
    "si … "
    "e allora cos’hai fatto?"
    "sono rimasto fermo con la mano sul suo cazzo e non sapevo cosa fare ..."
    S’interruppe di nuovo, a una penetrazione un po’ più profonda del portasigari, che ormai andava su è giù senza più nessuna difficoltà …
    "e poi?"
    "lui voleva che gli facessi una sega ..."
    E intanto mimava il movimento rifacendolo sul mio cazzo … mi faceva morire … d’impulso lo presi per la testa e lo obbligai ad appoggiarci di più le labbra …
    Lui interruppe il racconto ma non smise di muovere la mano.
    "questo l'avevi mai fatto?"
    Con la bocca così premuta sul mio cazzo quasi non riusciva a parlare …
    "no ... lui la settimana dopo me l’ha chiesto … ma a me faceva effetto e ho detto di no"
    " … la settimana dopo?"
    "si perchè nello spogliatoio, mentre gli facevo la sega, abbiamo sentito un rumore e abbiamo smesso …"
    Ormai parlava senza più vergogna, e ogni tanto sospirava, e mi strusciava le labbra sul cazzo, e dimenava il culetto …
    "ma dopo quella prima volta me lo trovavo sempre dietro … e ogni volta che poteva mi toccava il culo … e io avevo sempre paura che qualcuno ci vedesse …"
    "si però ti piaceva … mentre lui ti toccava il culo tu non avevi voglia di toccargli il cazzo?"
    "no … cioè … a casa e ci pensavo … ma quando poi mi trovavo lì avevo troppa paura …"
    "continua ..."
    "ieri c’era un’ora buca perché mancava una professoressa … e lui ogni tanto passava a guardare che in classe non facessimo troppo casino … io a un certo punto sono andato in bagno … e lui m’è venuto dietro … e s’è infilato nel cesso insieme a me … e ha chiuso la porta con il paletto …. e se l’è tirato subito fuori … e se lo è fatto segare … poi mi ha tirato giù i pantaloni e si è messo a toccarmi il culo … lui voleva che mi abbassassi a baciarglielo … ma io non l'ho fatto … però ho continuato a segarlo … e lui è venuto … mi è venuto nelle mani … e se n’è subito andato … e io avevo le mani tutte sporche della sua sborra … sono dovuto uscire a lavarmi le mani … con i pantaloni giù … e in quel momento in bagno è arrivato Carlo …"
    "ecco! … e Carlo che ti ha detto?"
    "di sicuro ha capito … cioè, ha visto uscire il bidello dal bagno e dentro al bagno ha trovato me col culo fuori …”
    “… e che cos’ha fatto?”
    “niente … mi ha tirato una pacca sul culo ed è uscito …”
    "… però stamattina ha voluto che tu gli toccassi il cazzo …"
    "si … adesso a scuola mi seguono in due ... checcasino …"
    "… immagino …"
    "Ugo … oggi, nell’intervallo, ha voluto che andassi con lui … in uno sgabuzzino dove tiene la roba per pulire … e ha voluto che gli facessi una sega … mentre mi toccava il culo … stavolta però mi sono fatto furbo e l’ho fatto sborrare sul pavimento … "
    "complimenti! … sei il ragazzo più desiderato della scuola …”
    Basta! Dovevo venire! Ero troppo eccitato!
    “alzati … senza fartelo uscire dal culo … tienitelo dentro … mettiti in ginocchio … qui … appoggiati … sul tallone … così non ti esce … ti piace sentirtelo dentro?"
    “si …”
    “e il mio cazzo ti piace?”
    “si …”
    "ti ha fatto schifo appoggiarci la bocca e carezzarmelo con le labbra?"
    "no …"
    "leccamelo …”
    Robertino mi guardò, soltanto per un momento, prima di aprire la bocca e tirare fuori la lingua.
    Non ne sono sicuro ma mi parve di vedergli un sorriso
    “piano … così … come un gelato … assaggialo … si … assaggia anche quella goccia che esce … senti com’è dolce …"
    "…è vero! … è dolce …"
    "muovi la mano … come facevi prima … apri la bocca … no … solo la cappella … leccala e succhiala …"
    "mmm … cosvì?"
    "così … più veloce la mano … continua … non smettere …"
    Ma se anche avesse smesso ormai sarebbe stato troppo tardi.
    Gli venni in bocca … gli esplosi in bocca … mentre lo tenevo per la testa … per non lasciare che si staccasse … lui un po’ provò a mandare giù … ma la maggior parte della sborra gli uscì da un angolo della bocca, colandogli giù per il mento e per il collo …
    Impiastricciato com’era continuava a segarmelo … a spremerlo … a darci una leccata ogni tanto …
    "t’è piaciuto? … sono stato bravo?" disse alzando gli occhi per guardarmi.
    "si … bravissimo …"
    "grazie …"
    Se ne stava ancora inginocchiato ai miei piedi, con il cazzo duro, e ogni tanto lo vedevo che dimenava il culetto …
    “ce l’hai ancora dentro?”
    "si …”
    “te lo lascio … stasera, quando vai a letto, te lo rimetti e poi ti metti delle mutandine un po' strette, così non esce, e te lo tieni per tutta la notte … e domani, prima di vederti con il tuo amico, ti metti un po’ di questa crema … così quando lui te lo mette nel culo non ti fa male …"
    "non lo so … oggi m’ha fatto male davvero …"
    "devi dirgli di fare piano … e, se fa di nuovo come ha fatto oggi, tu lo pianti e te ne vai … diglielo … vedrai che ti obbedisce …"
    Intanto lo avevo fatto rialzare e avevo ricominciato a muovergli il portasigari nel culetto … con decisione … un po’ più veloce … e con l’altra mano gli strizzavo una natica …

    "ooooooohhh …"
    Con degli scatti del bacino in avanti, senza che si fosse toccato, stava venendo … una lenta eruzione di sborra che gli usciva a ogni vibrazione del suo cazzo durissimo …

    "bravo … sei un bravo ragazzo … però devi imparare a farti rispettare … domani devi dire al tuo amico … come si chiama?”
    “Carlo”
    “si … domani devi dire a Carlo che nel pomeriggio lo farai provare a mettertelo nel culo … però a scuola deve lasciarti tranquillo … sennò niente …”
    “… e con Ugo?”
    “Ugo chi? il bidello?”
    “si …”
    “se ti và puoi fargli un pompino … però non devi farti beccare da Carlo … Carlo non deve sapere che te la fai anche con il bidello …”
    "un pompino? … uguale come a te?"
    Povero Robertino!
    Se ne stava lì, ancora intontito dall’orgasmo, a guardarmi con quei suoi occhioni …
    "si, ma senza ingoio … la sborra sputala …”
    “…………”
    “hai capito che devi sputarla?”
    “si …”
    “domani pomeriggio, in soffitta, a che ora hai l’appuntamento con Carlo?”
    “come oggi”
    “ok”
    Robertino annuì e cominciò a rivestirsi in silenzio … e se ne andò senza dire una parola … soltanto con un sorriso, uno strano sorriso.
    Solo mentre spariva oltre la porta mi resi conto che il portasigari ce l’aveva ancora infilato nel culo …
     
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  4. luceallievi
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    Il giorno dopo, con larghissimo anticipo, ero in soffitta con il cazzo già duro, ad aspettare l’arrivo di Robertino, e a domandarmi come avesse passato la sua mattinata a scuola.
    Chissà se il bidello Ugo lo aveva trascinato nello sgabuzzino … e chissà se aveva preteso un pompino … e chissà se Robertino glie lo aveva fatto …
    Dopo poco arrivò, anche lui in anticipo.
    Sembrava felice di vedermi.
    “ciao! ci sei già?!”
    Notai che era passato al “tu”, rispetto al “lei” del giorno prima.
    Indossava una polo bianca e dei pantaloni da ginnastica neri molto aderenti - quasi una calzamaglia - che gli facevano delle gambe da favola.
    “ciao … che bei pantaloncini! … vieni qua … fammi veder come ti stanno …”
    Lo feci girare per ammirarlo,
    Stava benissimo, il culo era disegnato perfettamente sotto il tessuto elasticizzato.
    Peccato soltanto per la riga degli slip … con un tanga sarebbe stato perfetto ... meglio di tante donne.
    Con un solo movimento deciso gli calai i pantaloncini e le mutande e mi apparve quel culetto bianco, che nella penombra sembrava illuminato di una luce propria.
    “hai dormito con il postasigari come ti ho detto?”
    “si l’ho tenut … oooh …”
    Con un dito ero già sceso a controllare il suo bocciolo di carne morbida e un po’ unta … non feci nessuna fatica a entrargli dentro.
    “bravo! … hai anche messo la crema …”
    “si … ” al mio primo movimento di dentro/fuori stava già sospirando “ … ho fatto male? … mi avevi detto tu di metterla …”
    “no, hai fatto benissimo … stamattina, a scuola … è successo qualcosa?”
    “si …”
    “racconta … voglio sapere tutto …”
    Continuavo a penetrarlo lentamente con il dito, gustandomi il suo culetto che lui aveva cominciato a roteare, istintivamente.
    “ho tenuto lontano Carlo … come mi hai detto tu … lui non si è arrabbiato … gli ho detto che ci saremmo visti oggi … (oooh … si, continua così) … poi sono andato in bagno … Ugo mi aspettava … con il cazzo di fuori … mi ha tirato giù i pantaloni … io l’ho lasciato fare … (si … si, così … continua … oooh …) … e ho cominciato a segarglielo … lui intanto mi accarezzava il culo … poi mi ha messo un dito in bocca … e ha fatto su e giù … poi me l’ha tolto e me l’ha messo nel culo … come te adesso … io volevo dirgli di no … ma lui mi ha messo il cazzo in bocca … a momenti soffocavo … ho provato a fare un po’ avanti e indietro con la bocca e lui s’è calmato un po’ … però mentre stava per venire s’è agitato di nuovo … m’è venuto in bocca … io volevo togliere la testa ma lui me la teneva ferma … e mi muoveva il dito nel culo … forte … non potevo muovermi … ho dovuto ingoiare tutto …”
    “che stronzo!”
    “scusa …”
    “no … non tu … lui … ti ha fatto schifo la sua sborra?”
    “no … non tanto … il gusto era un po’ forte … ma non era cattivo … e poi lui mi stava muovendo il dito nel culo … e io sono venuto … come con te ieri … senza toccarmi ...”
    “ebbravo Robertino! … ti sei divertito …”
    “si … ma poi ho sentito un rumore dietro la porta … Ugo non l’ha sentito … io però sono sicuro di averlo sentito … se c’era qualcuno che guardava dal buco della chiave … speriamo di no … sennò sono fregato …”
    “devi stare attento … questo bidello non mi sembra uno tanto furbo …”
    Ce l’avevo così duro che cominciava a farmi male.
    Dovetti tirarmelo fuori dai pantaloni.
    “fammi vedere come glie l’hai spompinato al bidello …”
    Con il mio dito che gli andava ancora su e giù nel culo non s’inginocchiò ma si piegò in avanti a gambe unite, aggrappandosi quasi al mio cazzo, per resistere alle spinte del mio dito che lo sbilanciavano in avanti.
    Aprì le labbra e lo imboccò fino a tutta la cappella.
    Per farmi vedere quanto era diventato bravo cominciò a scorrere in una specie di risucchiante e salivosa carezza, non sempre perfetta da un punto di vista tecnico ma meravigliosa lo stesso, perché si capiva che il ragazzo ci metteva tutta la sua buona volontà …

    “ok sei bravissimo … adesso però devi andare … fra un po’ arriva il tuo amico …”
    Si sfilò il mio cazzo dalla bocca con esasperante lentezza, tenendoselo ancora in mano, dandogli ancora una leccata, come se fosse davvero un gelato.
    No, non poteva farmi così, non poteva farmi impazzire in quel modo …
    Lo feci girare … gli tolsi il dito dal culo … indugiando ancora un momento ad ammirarne la forma perfetta …
    “oooh! … che cos’è?”
    “due dita … senti male?”
    “no … non mi fa male …”
    “hai un culetto fantastico … tutto da scopare …”
    Sentii un rumore.
    Qualcuno che veniva su per le scale.
    Anche Robertino l’aveva sentito.
    Veramente a malincuore tolsi le dita da quel culetto caldissimo e morbido, e andai a nascondermi in fondo al corridoio della soffitta, in attesa di gustarmi uno spettacolino coi fiocchi …
     
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  5. luceallievi
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    Robertino attendeva nella sua soffitta, già eccitato da quello che aveva fatto con me, ed ero sicuro che non vedeva l’ora di prendere il cazzo di Carlo nel culo.
    Il rumore che avevo sentito aumentò sempre di più … perché faceva così tanto rumore? … Carlo lo sapeva che doveva fare piano …

    Ecco perché!
    Carlo non era solo.
    Con lui c’erano altri due ragazzi.

    Entrarono nella soffitta di Robertino senza parlare.
    Robertino era pietrificato, era diventato bianco marmo, e vidi che istintivamente si appoggiò con una mano al baule perché le gambe gli cedevano dalla paura.
    Loro si fermarono a un metro da lui, Carlo nel mezzo e i due appena più indietro ai lati.
    Robertino apriva la bocca ma non riusciva a emettere alcun suono.

    “questo è il frocetto che vi dicevo” disse finalmente Carlo, dopo un silenzio interminabile “quello che fa i pompini al bidello nel cesso della scuola”
    Robertino (credo che un cazzotto nello stomaco lo avrebbe colpito di meno) si lasciò cadere in terra, in ginocchio, con lo sguardo basso dalla vergogna.
    “mi ha … mi ha costretto …” piagnucolò.
    “si, si … l’ho visto come ti piaceva … non ti preoccupare … oggi ne avrai tre per giocarci … vedrai come sarai contento …”
    “scusa … davvero … io non volevo …”
    Implorava con quel suo tono spaventato che conoscevo bene e che aveva solo l’effetto di far arrapare chiunque lo ascoltasse.
    “quando ti ho visto … sai cos’avrei voluto fare? avrei voluto sputtanarti … davanti a tutta la scuola … ma poi ho cambiato idea … mio fratello e il suo amico hanno voglia di divertirsi … e anch’io … e secondo me anche tu hai voglia di divertirti con tre bei cazzi …”
    Detto questo, con un cenno d’intesa con gli altri, se lo tirò fuori.
    Ce l’aveva già durissimo.
    Gli altri due fecero lo stesso.
    Anche gli altri due erano durissimi.
    Tutti e tre cominciarono a menarselo piano, come in una specie di esibizione, con lo sguardo fisso su Robertino, che da terra guardava i tre cazzi che lentamente si avvicinavano al suo viso, con un misto di terrore e di adorazione.
    Per un attimo avevo quasi pensato d’intervenire, per evitare che gli facessero del male.
    Ma vedendo lo sguardo di Robertino compresi che ormai il suo desiderio stava prendendo il sopravvento sulla paura, che pure era ancora tantissima.
    Lo circondarono, poggiandogli i loro cazzi sul viso, muovendoli con la mano e dandogli dei colpi … sulle guance, sulla fronte, sulle labbra …

    Il silenzio era totale e anch’io avevo dovuto tirarmelo fuori, preso da un’eccitazione pazzesca, specialmente quando avevo intercettato uno sguardo veloce che Robertino era riuscito a rivolgere nella mia direzione.
    Lì avevo capito che aveva una voglia pazzesca, e che lo eccitava ancora di più il sapere che io ero lì a guardarlo.

    Dopo un paio di minuti di quel giochino vidi una mano di Robertino che timidamente salì, fino a posarsi sul cazzo di uno dei due sconosciuti.
    Poi salì anche l’altra mano, che impugnò il cazzo dell’altro.
    Carlo, che era rimasto una spanna più indietro, fece un mezzo passo in avanti e cominciò a premere la cappella sulle labbra di Robertino.
    “fammi quello che facevi a Ugo … voglio sentire come sei bravo … voglio sentire quanto ti piace … tanto ormai l’abbiamo capito che ti piace …”
    “cheffrocio! … guarda come gli piace!”
    “dai, che poi fai un pompino anche a me!”

    Il primo che aveva parlato si chiamava Franco e sembrava più vecchio di Carlo e di suo fratello ... ma forse sembrava più vecchio perché aveva il cazzo più grosso …

    “tranquillo … ce lo spompina a tutti e tre … vero frocetto?”
    “io non mmmfff …”
    Carlo aveva approfittato del momento in cui Robertino aveva aperto la bocca per rispondere per infilargli il cazzo tutto dentro, mentre gli teneva la nuca per impedire qualsiasi fuga.
    “zitto … succhia … frocio!”

    Anche se non avevo chiesto a Robertino che rapporto ci fosse tra lui e Carlo, mi pareva chiaro che Carlo si comportava così perché era geloso … in effetti il giorno prima, quando s’erano salutati, Carlo aveva toccato il viso di Robertino … quasi con una carezza …
    Si! Carlo era geloso … e arrabbiato … per quello lo trattava così.

    Robertino, dopo aver cercato inutilmente di divincolarsi, sembrava essersi rassegnato a quel cazzo che gli premeva nella bocca, come se volesse entrargli fino in gola.
    Sembrava paralizzato, con le mani che stringevano ancora gli altri due cazzi ma che non riuscivano più a muoversi.
    Poi, lentamente, dopo che per diversi secondi era rimasta ferma, la mano che Carlo gli teneva dietro la nuca mollò un po’ la pressione e il cazzo iniziò a uscire dalla bocca … lentamente …
     
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    sono bellissimi i racconti di Italy.. io credo di averli letti tutti,uno piu' bello dell'altro su annunci.69.it
     
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